Cellule staminali, nuova frontiera nella lotta alla malattia
La neurofibromatosi è una malattia terribile che investe tutte le sfere di sviluppo psicofisico del bambino. Fra i suoi effetti si riscontra spesso la pseudoartrosi, una forma di artrosi che fa crescere le ossa curve fino a che si spezzano spontaneamente e poi non si ricalcificano più.
All’Istituto Ortopedico Rizzoli, di questi bambini, ne vedono un centinaio all’anno e non sempre per loro si può fare qualcosa. Fino ad oggi, se un bambino si rompe la tibia, si procede a inserirgli un chiodo, che ogni tanto va cambiato, per aiutare il definitivo riconsolidamento che in genere avviene verso i 15 anni. Sfortunatamente, però, le rotture avvengono, spesso, troppo vicino alle giunture (caviglie o ginocchia), rendendo impossibile questo tipo di operazione. Quando non si esegue l’intervento, la conseguenza inevitabile è l’amputazione della parte lesa.
L’associazione “Io ci sono” ha finanziato un protocollo di ricerca, finalizzato alla ricerca di una cura per questi difetti ossei con l’uso delle cellule staminali, che è partito a luglio del 2005 all’Istituto Ortopedico Rizzoli.
Il protocollo di ricerca – “Potenziale osteogenico delle cellule staminali mesenchimali del midollo osseo (MSC) in pazienti affetti da pseudoartrosi congenita nella neurofibromatosi di tipo 1” – è stato applicato fino ad oggi su 7 pazienti, tutti giovani, il più piccolo ha 10 mesi e la più grande sta per compiere 17 anni. “Abbiamo ottenuto buoni risultati in laboratorio – racconta con soddisfazione il dottor Onofrio Donzelli, primario di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli e responsabile del progetto -, questa ricerca potrà avere ricadute anche su altre patologie che provocano lesioni scheletriche o dove le ossa sono molto fragili”. L’uso delle cellule staminali non serve solo a curare fratture già avvenute, ma potrà contribuire anche a “proteggere” le zone a rischio fino a che i piccoli pazienti non raggiungono un’età di quindici o sedici anni, momento in cui si può dire scongiurato il rischio di pseudoartosi.
“Per ogni paziente sono state allestite, per circa 40 giorni, otto colture cellulari – spiega ancora Donzelli -, che sono servite per valutare la velocità di crescita, la vitalità e la capacità osteoformativa delle cellule coltivate”. I risultati preliminari sembrano incoraggianti: le cellule prelevate dalla cresta iliaca mostrano potenziale osteogenico molto maggiore delle staminali provenienti dalla sede pseudoartrosica. Come sottolinea ancora Donzelli, “questi risultati sono in linea con quelli ottenuti da una ricerca finlandese, che ha dimostrato come, in soggetti affetti da neurofibromatosi, le cellule staminali prelevate dall’ala iliaca abbiano una capacità osteogenica (cioè di costruzione delle ossa) nettamente superiore rispetto alle cellule staminali dello stesso paziente prelevate in sede di pseudartrosi di tibia”.
Oltre alla Divisione di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica nel progetto sono coinvolti anche il Laboratorio di Fisiopatologia degli Impianti Ortopedici, il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale e la Banca del Tessuto Muscolo-scheletrico, tutti con sede presso lo IOR.